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Approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
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Approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Potenziare e orientare il Servizio sanitario nazionale

Francesca Gardini, Responsabile Ufficio giuridico

Nel corso della settimana appena trascorsa è stato approvato dalle Camere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), messo a punto dal Governo Draghi, che comprende, come dichiarato dallo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, un ambizioso progetto di riforme, parte di una più ampia ambiziosa strategia per l’ammodernamento del nostro Paese. L’obiettivo dell’attuale Presidente del Consiglio, infatti, è quello di consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di una Europa più forte e solidale, e a tal fine ritiene sia necessario combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza.

Il documento è organizzato in 6 missioni delle quali, di particolare interesse per il nostro settore, è quella dedicata alla «Salute» (M6) che mira a potenziare e orientare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per migliorarne l’efficacia nel rispondere ai bisogni di cura alle persone, anche alla luce delle criticità emerse nel corso dell’emergenza pandemica.

La missione si articola nelle seguenti due componenti per le quali riportiamo un dettaglio delle risorse riservate alla realizzazione dei relativi obiettivi:

  • Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale [M6C1] per la realizzazione della quale sono stati destinati 7,00 miliardi di euro di cui:
  1. 2,00 miliardi dedicati all’attivazione, entro il 2026, di 1.288 Case della Comunità destinate a potenziare e riorganizzare i servizi offerti sul territorio, migliorandone la qualità, e, dunque, a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione. La Casa di Comunità, infatti, diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti ai malati cronici, nel quale sarà incluso, tra l’altro, il Punto Unico di Accesso (PUA) per le valutazioni multidimesionali (entro il marzo 2022 è prevista, a tal fine, la definizione di uno strumento di programmazione negoziata che vedrà il Ministero della Salute come autorità responsabile per l’implementazione e il coinvolgimento delle amministrazioni regionali e di tutti gli altri enti interessati);
  2. 4,00 miliardi dedicati al potenziamento dei servizi domiciliari da realizzare attraverso l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali (COT), una per ogni distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza (l’investimento, in linea generale, mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni). Si segnala, tra l’altro, che a tal fine 1,00 miliardo dello stanziamento complessivo è destinato alla telemedicina da utilizzare per migliorare il supporto ai pazienti con malattie croniche;
  3. 1,00 miliardi dedicato al potenziamento dell’assistenza intermedia a livello territoriali da realizzare attraverso l’attivazione, entro la metà del 2026, di 381 Ospedali di Comunità: strutture sanitarie territoriali a ricovero breve, a gestione prevalentemente infermieristica, destinate a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenza di breve durata (l’intervento è stato pianificato in quanto si ritiene che possa contribuire ad una maggiore appropriatezza delle cure, determinando una riduzione di accessi impropri ai servizi sanitari, e possa, altresì, facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio).
  • Innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) [M6C2) per la realizzazione della quale sono stati destinati 8,63 miliardi di euro di cui:
  1. 4,05 miliardi (comprendente anche la quota di 1,41 miliardi di euro relativa a progetti già avviati dal Ministero della Salute relativi al rafforzamento strutturale del SSN in ambito ospedaliero predisposti per fronteggiare il COVID-19 ai sensi dell’art. 2 del D.L. 34/2020) dedicati all’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero ovvero alla sostituzione delle apparecchiature sanitarie (1,19 miliardi di euro), alla digitalizzazione dei DEA di I e II livello (euro 1,45 miliardi di euro) e al rinnovamento della dotazione esistente di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva, all’ammodernamento dei Pronto Soccorso e all’incremento del numero dei mezzi per i trasporti sanitari secondari (1,41 miliardi di euro);
  2. 1,64 miliardi dedicati a 116 interventi di adeguamento alle normative antisismiche degli edifici ospedalieri e alle precedenti azioni per il rinnovamento e l’ammodernamento strutturale e tecnologico del patrimonio immobiliare sanitario (tale intervento si prevede che venga completato entro giugno 2026);
  3. 1,67 miliardi dedicati al rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione e, in particolare, al potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) - 1,38 miliardi di euro - e al rafforzamento del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) - 0,29 miliardi di euro - ovvero dell’infrastruttura e degli strumenti di analisi del Ministero della Salute per il monitoraggio dei LEA e la programmazione di servizi di assistenza sanitaria alla popolazione;
  4. 0,52 miliardi dedicati al potenziamento del sistema della ricerca biomedica in Italia, da realizzare rafforzando la capacità di risposta dei centri di eccellenza presenti nel nostro Paese nel settore delle patologie rare e favorendo il trasferimento tecnologico tra ricerca e imprese (si prevedono tre tipi di interventi di finanziamento (1) dei progetti Proof of Concept (PoC) volti a ridurre il gap tra i risultati del settore della ricerca scientifica e quello dell’applicazione per scopi industriali, attraverso la predisposizione di prototipi per la commercializzazione e la mitigazione dei rischi potenziali che potrebbero scoraggiare gli investitori del mercato [0,1 miliardi da assegnare entro la fine del 2023 e 2015 con procedure di gara formalizzate attraverso decreto ministeriale], (2) dei programmi di ricerca o progetti nel campo delle malattie rare e dei tumori rari [0,1 miliardi divisi in due finanziamenti da assegnare entro la fine del 2023 e 2025 con procedura di gara]  e (3) dei programmi di ricerca su malattie altamente invalidanti [0,32 miliardi divisi in due finanziamenti da assegnare entro la fine del 2023 e 2025 con procedura di gara]);
  5. 0,74 miliardi dedicati al rafforzamento della formazione in medicina di base, all’introduzione di un piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere e a garantire un rafforzamento delle competenze manageriali e digitali del personale del sistema sanitario (da realizzarsi attraverso l’assegnazione di borse di studio ed erogazione di corsi di formazione specifici entro giugno 2026).

All’interno di tale componente, infine, è prevista l’attuazione, attraverso un decreto legislativo da adottare entro la fine del 2022, della riforma degli Istituti di Ricovero a Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e delle politiche di ricerca del Ministero della Salute con l’obiettivo di rafforzare il rapporto tra ricerca, innovazione e cure sanitarie.    

La missione «Salute» (M6), come è facile evincere da quanto sopra riportato sinteticamente, contiene alcuni obiettivi tematici inseriti nel documento «La prosperità dell’Italia passa dal settore salute», elaborato dal GT Scienze della Vita di Confindustria (assistenza domiciliare, telemedicina, ricerca e innovazione, ammodernamento tecnologico ospedali, digitale); mancano, invece, misure relative alle tematiche della mobilità sanitaria e del capitale umano (riforma delle professioni sanitarie).

In merito al documento predisposto dal Governo, del resto, Confindustria, su indicazione, tra l’altro, della nostra Associazione ha presentato delle osservazioni al Parlamento con le quali ha evidenziato la mancanza nel Piano una visione strategica del Sistema Salute italiano orientata alle riforme. Attraverso queste, infatti, si sarebbero potuti affrontare temi quali la piena concorrenza tra operatori, l’efficienza e la sostenibilità economica del Sistema. Ha rilevato, altresì, la mancata trattazione del tema della governance, strategico nel settore della salute, e che diventava ancora più rilevante in tema di digitalizzazione del Sistema Salute per un migliore utilizzo dei dati sanitari in un’ottica di open-source. Non si comprende, infatti, e come la gestione e l’utilizzo dei dati sarà garantita alla luce dello schema stato-regioni e pubblico-privato, caratterizzante il nostro settore.

Diventerà, a questo punto, dirimente, come concluso dalla stessa Confindustria nelle citate osservazioni, comprendere come le azioni previste nel Piano vengano attuate affinché le risorse stanziate siano utilizzate in modo tale garantire la partecipazione delle imprese della filiera della Salute nella definizione operativa delle azioni che saranno implementate.

Condivisione e sinergia tra la componente pubblica e privata del sistema salute dovrebbe, in altre parole, guidare il progetto nella sua fase operativa.

 

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