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Per migliorare l’Ecosistema Salute: investimenti, assistenza sanitaria e territorio
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Per migliorare l’Ecosistema Salute: investimenti, assistenza sanitaria e territorio

Intervento del Presidente nazionale Aiop, Barbara Cittadini - Palermo, 18-19 ottobre 2019

Desidero, innanzitutto, ringraziare coloro che si sono adoperati affinché si potesse organizzare questa giornata di confronto rispetto ad un tema tanto attuale e affascinate quanto complesso per le sue molteplici implicazioni.
Ragionare di sanità in Sicilia e, soprattutto, di quello che voi avete indicato come valore dell’ecosistema salute in questa regione, è per me un’occasione importante per ribadire alcuni concetti che mi stanno molto a cuore come siciliana, come imprenditore, come Presidente di Aiop.

Esiste davvero oggi un Ecosistema Salute?
Ecosistema salute, dunque.
Si tratta di due vocaboli che racchiudono molte sollecitazioni e riassumono, davvero, il senso che deve avere l’assistenza sanitaria oggi, ovunque: in Sicilia e in Italia.
Ecosistema è un insieme fatto da organismi viventi e materia non vivente, che interagiscono, in un determinato ambiente, costituendo un sistema autosufficiente e in equilibrio dinamico. Se questa è la definizione dalla quale dobbiamo partire, è evidente quanta strada si debba fare per arrivare, davvero, ad indicare quello della salute e dell’assistenza sanitaria come un ecosistema a tutti gli effetti. Nell’attuale assetto del Servizio Sanitario Nazionale, c’è, indiscutibilmente, interazione tra le parti ma non ci sono ne’ autosufficienza ne’ equilibrio. Non desidero fare tanti giri di parole: la domanda di salute e di assistenza sanitaria, in Sicilia e nel Paese, non, ancora, è adeguatamente soddisfatta.Mi rifaccio alle caratteristiche che dovrebbe avere il nostro SSN: universalismo e solidarismo. Mi chiedo e vi chiedo – quindi -, l’attuale nostro SSN è, davvero, universale e solidale? E garantisce servizi e prestazioni, omogeneamente, di qualità, appropriate alla domande e tempestive?
La risposta è nota a tutti e può essere esemplificata con tre esempi.
Basta, infatti, pensare:
• al fenomeno delle liste di attesa, che ha interessato una o più volte, nel corso degli ultimi dodici mesi, quasi 4 persone adulte su 10;
• agli accessi al Pronto Soccorso, che hanno coinvolto quasi 1/3 della popolazione adulta;
• a quella che possiamo definire “mobilità sanitaria obbligata” che, in molti casi, rappresenta in dimensioni ingravescenti, l’unica opportunità per avere accesso alle cure, assicurandosi tempestività, appropriatezza, efficacia e efficienza in base ai diritti costituzionali. L’ecosistema salute in Italia, oggi, è davvero messo a rischio se non si immagina un tempestivo intervento di ristrutturazione e rifinanziamento dello stesso, il nostro SSN – che è una risorsa preziosa per il Paese -, rischia di essere smarrito.
Incontrovertibilmente, alcuni timidi ma importanti segnali di ripresa dell’attenzione sono arrivati e sono stati registrati – l’atteggiamento dell’attuale Governo è, in questo senso, importante -, ma rimane il dato di fondo degli effetti di un processo di definanziamento del SSN, che negli ultimi anni è stato costante e ingravescente, effetti con i quali ci troviamo a fare i conti tutti e, soprattutto, i pazienti.
Detto questo, è necessario, anche, precisare che la sostenibilità del nostro SSN in termini di “capacità” di fornire risposte adeguate ai bisogni dei cittadini nel breve, medio e lungo periodo richiede un processo attento di analisi dei dati e la definizione di una strategia condivisa e sinergica della componente di diritto privato e di quella di diritto pubblico del SSN. Rimane ineludibile e incontrovertibile, comunque, una necessità forte di investimenti a tutti i livelli. La ricostituzione di un vero Ecosistema Salute in Sicilia e in Italia passa da questo inevitabile presupposto. Permettetemi, quindi, di condividere alcuni approfondimenti proprio sul tema degli investimenti che la componente di diritto privato ha esigenza di effettuare.

Gli investimenti per ricreare l’Ecosistema Salute

Oggi l’investimento continuo in sanità privata si pone come un obbligo per ottimizzare i processi di cura a beneficio dei cittadini. Si tratta di un obbligo che passa, anche, per un efficientamento continuo dei servizi offerti. Ricordo, a questo proposito, che l’investimento non può mai essere isolato o fine a se stesso ma deve essere sempre fatto in un’ottica di specializzazione e all’interno di una strategia, che garantisca la crescita organica della struttura sanitaria. Desidero porre l’attenzione rispetto ad un dato di fatto che, sovente, sfugge: la componente di diritto privato del SSN non ha mai ragionato in un’ottica puramente speculativa ma, sempre, per creare valore duraturo.
In altre parole, investire per noi significa investire nel SSN, inteso come infrastruttura pubblica. Le nostre strutture sanitarie si avvalgono della professionalità di 12mila medici, 26mila infermieri e tecnici e di oltre 32mila operatori sociosanitari, impegnando meno del 7% delle risorse che il SSN assegna all’attività ospedaliera e con indicatori di performance sovrapponibili a quelli della componente di diritto pubblico.
Potremmo e vorremmo dare al Paese, con la nostra capacità adattiva e la nostra flessibilità, un contributo rilevante affinché il SSN torni ad essere, davvero, universalistico. Ed è quello che proviamo a fare ogni giorno.
Perché, tuttavia, la componente di diritto privato del SSN continui a investire, creando valore per il SSN, è necessaria una presa di coscienza da parte delle Istituzioni del ruolo dalla stessa.
Gli operatori di diritto privato devono essere considerati, così come realmente sono, dalle Istituzione come componente del SSN, al pari di quelli di diritto pubblico .
Solo attraverso una strategia comune di investimento – concordata con tutti gli attori del SSN – si può ambire ad una efficace tutela del SSN finalizzata a garantire al ai cittadini italiani cure migliori.
Come fare, quindi, dal punto di vista concreto?
Serve un piano di investimenti mirati a far sì che ogni attore del SSN – a prescindere dalla natura privatistica o pubblicistica – possa specializzarsi nelle aree terapeutiche nelle quali possiede la maggiore knowhow, in modo che tutti gli ospedali possano beneficiare delle economie di scala derivanti dalla specializzazione. Una strategia di questa natura garantirebbe cure migliori a un costo più basso per tutti gli Italiani
Occorre, inoltre, prendere coscienza – e attuare, quindi, politiche conseguenti – del fatto che per investire in sanità bisogna garantire la sostenibilità dell’investimento.
Nonostante la gestione parsimoniosa ed efficiente delle risorse ed il coraggio di voler investire sempre a beneficio della salute degli Italiani, alla componente di diritto privato del SSN deve essere garantita dallo Stato e dalle Regioni la sostenibilità degli investimenti.
Per farlo è necessario che le Istituzioni comprendano la necessità di superamento dei rigidi tetti di spesa sanitaria introdotti dal DL 95/2012 e che si proceda – anche attraverso la revisione degli istituti del commissariamento delle regioni e dei piani di rientro – ad una revisione delle tariffe, bloccate da troppo tempo, e dei volumi di prestazioni rimborsabili.
È evidente che i benefici della maggiore flessibilità sarebbero redistribuiti a tutti gli attori che contribuiscono a rendere la componente privata del SSN un’eccellenza.
E’ questo un passaggio importante del mio ragionamento; un passaggio che investe, fra l’altro, anche l’esigenza delle risorse umane, che lavorano nelle nostre strutture, di un doveroso rinnovo del contratto. Quest’ultimo è un investimento imprescindibile a beneficio del capitale umano. In questo senso, segnali incoraggianti arrivano dal rinnovato vertice del Ministero della Salute.

Investire in sanità, dunque, per procedere davvero alla ricostituzione di un reale Ecosistema Salute e, quindi, per garantire all’assistenza sanitaria in Italia quanto oggi manca: eguaglianza e, quindi, equilibrio. Consentitemi a questo punto di spendere, ancora, qualche parola sul concetto di eguaglianza, che si riflette sul tema della mobilità.
La mobilità passiva (io poc’anzi l’ho definitiva “obbligata”) rappresenta un costo enorme, sotto vari profili e con tante implicazioni, per la maggior parte delle Regioni d’Italia, specialmente del Centro Sud. La componente di diritto privato del SSN è consapevole del ruolo potenziale che potrebbe avere nella riduzione delle diseguaglianze tra i differenti territori, per quanto riguarda accesso e qualità delle cure.
Le istituzioni devono però prendere atto davvero della volontà della nostra componente di procedere ad un piano di investimenti per raggiungere progressivamente i livelli di cura e assistenza delle regioni virtuose e fare in modo di incentivare gli investimenti in sanità, magari defiscalizzandoli completamente nelle regioni più in difficoltà, facilitando gli accordi pubblico privato e condividendo, già in fase di programmazione, le proprie idee con la componente di diritto privato del SSN, che sarà sempre un alleato fedele per la riduzione della sperequazione territoriali.

Un traguardo unico per tutti
E’ possibile, quindi, costruire davvero un Ecosistema Salute, che sia in grado di essere tale e di confermare, accrescere e sviluppare, pienamente, le caratteristiche del nostro SSN. Si tratta di un traguardo che può e deve essere raggiunto insieme per il bene del Paese, una meta che può e deve essere raggiunta attraverso un percorso di investimenti e di politiche che è, certamente, impegnativo ma che è l’unico immaginabile per un Paese civile come l’Italia e per una grande Regione come la Sicilia.
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