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Silicon Wadi: la “Valley” del Medioriente
Nei pressi di Tel-Aviv, con 3.000 start-up attive
A. Battista, Relazioni Istituzionali, Gruppo Ospedaliero San Donato
La Vision
Israele è un paese situato nel Medio Oriente, che affaccia sul Mar Mediterraneo e che si trova tra Egitto e Libano, con una superficie di circa 20.770km2 (senza considerare il suolo militarmente occupato) e una popolazione di circa 8,5 milioni di abitanti.
La storia dello Stato d’Israele, la cui nascita avvenne nel 1948 in seguito al ritiro britannico dalla Palestina, è ricca di conflitti bellici con i paesi limitrofi, di matrice religiosa islamica.
Questo suo scenario geopolitico e un mercato interno ancora oggi limitato rispetto ad altre realtà, hanno fortemente influenzato la “vision” del paese, condizionando le strategie interne e portando ad una crescita innovativa nei settori “border-free” (senza confini), ossia industrie nelle quali la scalabilità non è limitata dai confini o dai costi di trasporto, aprendo così le porte a industrie come quelle legate a high-tech e software.
Per poter meglio affrontare le esigenze tecnologiche ed innovative del mondo esterno il paese ha dovuto puntare alla crescita in termini accademici della popolazione, aumentando inoltre l’apertura nei confronti del mondo esterno, per attrarre da ogni parte del mondo gli individui più dotati.
Questo ha portato sin da subito e negli anni a seguire:
- all’apertura nel paese, da parte di multinazionali soprattutto appartenenti al settore high-tech, di stabilimenti di ricerca e sviluppo; da Intel nel 1974, sino alle più recenti Microsoft, Google, Facebook. Ad oggi ci sono più di 250 compagnie con sedi di ricerca e sviluppo nel territorio israeliano;
- ad una concentrazione, nei cittadini con età compresa tra 25 e 64 anni, del 46% di laureati (media dei paesi OECD 33%) e, dall’altro canto un ridottissimo 15% con un titolo di studio inferiore alla scuola secondaria (media dei paesi OECD 24%) (secondo uno studio condotto dall’OECD nel 2012);
- al consolidamento di centri accademici di punta nel settore di ricerca, come ad esempio gli istituti Weizmann e Technion, con eccellenze accademiche provenienti da tutto il mondo.
Start-up Nation
Nel corso del viaggio abbiamo scoperto come in quest’era dominata dalle start-up, Israele riesca, nonostante la sua dimensione limitata sia in termini geografici che di popolazione, a mostrarsi presente sul panorama internazionale.
Nei pressi di Tel-Aviv, estendendosi su tutta la pianura costiera, si trova infatti la Silicon Wadi (nome che richiama la ben più nota Silicon Valley statunitense) grazie alla quale Israele ha ricevuto la nomea, a partire dagli anni ’80, di “Start-up Nation”. Di quest’area fanno parte, tra le altre, località da noi visitate come Tel Aviv, Haifa, Gerusalemme e Beer Sheva.
Nel 2006, grazie alle sue 3.000 start-up attive (totale in Israele 4.500) si posiziona seconda, per concentrazione, solo alla Silicon Valley di San Francisco.
Investimenti e “Start-Up Culture”
Il successo delle start-up in Israele è legato anche ad una cultura che investe fortemente nelle start-up con fondi sia privati che pubblici e vede nel “fallimento” non una “sconfitta definitiva”, quanto una tappa spesso essenziale nel processo di apprendimento della “creazione aziendale”.
A dimostrazione di questa cultura “propositiva” nei confronti delle start-up, si possono trovare molti enti che stanziano fondi sia privati che pubblici, esempi di questi sono:
- Jerusalem Venture Partners, che ha investito (dalla sua fondazione nel 1993 ad oggi) in 120 compagnie in Israele, USA e Europa, e che oggi ha investiti $1,2 mld su 8 fondi (https://www.jvpvc.com/story/#story);
- The Yozma Group (http://www.yozma.com/);
- Technological Incubators Program (fondi pubblici).
Il Technological Incubators Program viene amministrato dall’ufficio del “Chief Scientist” di concerto con il ministro dell’Industria del Commercio e del Lavoro con fondi pubblici, e nel periodo 1991-2012 ha stanziato fondi governativi per $650mln.
Lo scopo di questo programma è sostenere, nella fase embrionale, le start-up a rischio più elevato, affinché possano in seguito beneficiare di fondi privati che permettano loro di svilupparsi appieno (http://eipa.eu.com/category/information-centre/science-technology/technological-incubators-program/).
Cultura del “prevenire”.
Negli anni gli investimenti sono cresciuti anche nel settore sanitario e, di riflesso, nelle start-up a indirizzo sanitario. Israele sta investendo ingenti somme, come illustrato durante le nostre visite:
- nella ricerca genetica, con lo scopo di prevenire le malattie genetiche ad alta incidenza nella comunità ebraica;
- nelle problematiche legate all’invecchiamento della popolazione. Queste ultime, inoltre, risultano essere condivise con sempre più stati al mondo.
Alcune strutture sanitarie e governative visitate durante lo Study Tour AIOP vantavano incubatrici interne e/o finanziamenti attivi a start-up volte allo studio di nuove tecniche di cure mediche o sistemi di prevenzione o aiuto innovativi, che migliorino la qualità della vita dei pazienti e/o che riducano i costi tramite la prevenzione piuttosto che la cura.
È stato organizzato un pomeriggio di presentazioni al Tel Aviv Sourasky Medical Center, nel quale è stato possibile venire a contatto con alcune start-up israeliane operanti prevalentemente nei medical device.
Le start-up si distinguevano sostanzialmente in due macro-aree:
1) quelle volte a migliorare la qualità della vita, come ad esempio la OrCam Tecnologies, che ha sviluppato un device portatile che si allaccia alla montatura degli occhiali e permette alle persone non vedenti di leggere, assistendoli, inoltre, nel riconoscimento del proprio interlocutore e nell’uso della valuta per le spese quotidiane;
2) sistemi di prevenzione, come la piattaforma di monitoraggio innovativo VITALERTER, che assiste gli operatori sanitari prevenendo possibili eventi clinici e mandando segnali di allarme per assistenza preventiva, oppure Early-Sense che si colloca sotto al materasso e fornisce un monitoraggio “touch-free” costante dei parametri vitali del paziente e segnala il rischio di cadute o ulcere da decubito.
Tutte queste start-up confermano quanto osservato durante il viaggio, ossia come spesso puntare alla prevenzione possa, nel breve e nel lungo termine, aiutare le persone, contestualmente riducendo i costi legati alle cure.
GALLERIA FOTO (DROPBOX.COM)
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