Search User Login Menu

Partnership pubblico-privato: quale futuro?
1499

Partnership pubblico-privato: quale futuro?

Nell'intervista pubblicata su Trend Sanità, la Presidente Barbara Cittadini riflette sul ruolo della componente di diritto privato del SSN, sulla regolamentazione del rapporto tra le anime del sistema e su come valorizzarne la sinergia

L'approfondita intervista alla Presidente Cittadini, consultabile QUI, pubblicata su Trend Sanità

Qual è la situazione della componente di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale?

L’art. 32 della nostra Costituzione affida il fondamentale compito di tutela della salute degli individui alla Repubblica che, attraverso le Regioni, in base alla corrente attribuzione di competenze, deve - o dovrebbe - garantire tutte le prestazioni necessarie a soddisfare il bisogno di cura della popolazione.

Tale funzione è, quindi, pubblica: diversamente, non è mai stato previsto, né sarebbe razionale prevedere, che pubblica debba essere la natura giuridica delle strutture delle quali lo Stato si avvale per il suo assolvimento.

Tanto è vero che, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, sin dalla sua configurazione originaria, operano sia strutture di diritto pubblico sia strutture di diritto privato, la cui coesistenza deve essere letta in chiave di miglior articolazione possibile dell’offerta sanitaria.

Come Associazione maggiormente rappresentativa della componente di diritto privato del SSN, pertanto, abbiamo sempre promosso una sinergia virtuosa tra le due componenti del sistema, al fine di rispondere con efficacia, efficienza e puntualità alle esigenze di cura della popolazione.

 

Quali sono le sfide da affrontare per raggiungere una vera partnership pubblico-privato?

L’insegnamento più importante della pandemia è stato la sua gestione attraverso il ricorso alle potenzialità del SSN nel suo complesso, favorendo - e non inibendo - il contributo della componente di diritto di privato.

L’emergenza stessa ha consentito di superare i condizionamenti ideologici e di sistema che hanno, fino a ora, relegato la componente di diritto privato a un ruolo vicario e che, in troppi casi, ha sacrificato la tutela della salute pubblica sull’altare della pubblica proprietà.

Le componenti del SSN devono avere, pur nella differenza di stato giuridico, piena e uguale dignità: è improcrastinabile superare la logica anacronistica e fallimentare dei tetti di spesa, che ha dimostrato di depotenziare il SSN nella sua capacità programmatoria di risposta ai bisogni assistenziali.

I tetti di spesa, di cui all’articolo 15, comma 14, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, sono espressione di una norma emergenziale che ha bloccato a tempo indeterminato la possibilità di erogare servizi e prestazioni in quantità maggiore rispetto a quelle rese nel 2011, prevedendo un limite massimo all’acquisto di prestazioni sanitarie di assistenza ambulatoriale ed ospedaliera da soggetti di diritto privato del SSN.

È questo uno degli aspetti più urgenti da affrontare e risolvere per ridurre fenomeni ingravescenti come le liste d’attesa e drammatici come la rinuncia alla cure.

 

Oggi si critica il fatto che privato accreditato e pubblico abbiano regole diverse (su personale, tetti di spesa, reparti ospedalieri) che favorirebbero il privato a spese del pubblico. Secondo lei è così? Come intervenire secondo voi a scopo migliorativo?

Affermare che la componente di diritto privato del SSN sia favorita e privilegiata è un luogo comune, che nuoce alla sanità tutta, e denuncia una mancata conoscenza di come funziona il sistema.

È necessario, infatti, conoscere le regole di committenza del nostro SSN: la funzione di tutela è garantita dalle Regioni che, per nome e per conto degli utenti, acquistano prestazioni sanitarie dalle strutture di diritto pubblico e di diritto privato accreditate.

Queste ultime non scelgono autonomamente né cosa erogare (tipologia di prestazioni) né in che misura (i volumi di attività), ma possono fornire alla popolazione, esclusivamente, i servizi e le prestazioni loro richieste dalle Regioni in virtù di un rapporto che segue tre momenti fortemente regolamentati: l’autorizzazione, l’accreditamento e l’accordo contrattuale.

Le stesse Regioni, a loro volta, sono vincolate dalla richiamata politica dei tetti di spesa.

Se ci sono delle prestazioni mancate o procrastinate ed esiste la cosiddetta “fuga nel privato” non è causa della componente di diritto privato del SSN ma, al contrario, è l’effetto di una normativa datata, anacronistica e di dubbia costituzionalità che comprime le potenzialità del sistema.

Risulta, peraltro, quantomeno anomalo che quando si parla di fuga nel “privato puro”, si ometta sempre di menzionare quel “privato puro” erogato dalle strutture pubbliche, in spazi pubblici, finanziati con i soldi dei contribuenti italiani attraverso la fiscalità generale, vale a dire l’intramoenia.

Va tutelato e garantito il diritto alla salute degli individui e il loro interesse a ricevere cure efficaci, appropriate, sicure e tempestive, senza distinzioni economico-sociali e pregiudizi fondati sulla natura giuridica di chi eroga prestazioni per conto del Servizio Sanitario Nazionale.

Previous Article Barbara Cittadini: "Buon lavoro a nuova squadra presidenza Aiop Piemonte"
Next Article Informaiop 478
Back To Top