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Le psicologhe del Policlinico Abano Terme vincono il premio innovazione in psicologia 2018

Bandito per il terzo anno di fila il premio per il miglior progetto Innovativo in ambito psicologico dall’Ordine degli psicologi del Veneto

Si è svolta il 17 maggio, la serata finale della IIIa edizione del “Premio Innovazione in psicologia”, fortemente voluta dall’Ordine degli psicologi del Veneto ed organizzata grazie al supporto di Azzurro Digitale. La serata, inserita all’interno della Innovation Week padovana, ha visto la presentazione di 12 progetti innovativi in ambiti psicologici, selezionati dalla giuria - presieduta da Oscar Miotti- come finalisti e scelti tra circa 100 progetti partecipanti, inviati da tutta la regione. I 12 psicologi finalisti hanno presentato in 4 minuti alla giuria, e a tutta la platea presente in sala, le loro idee, divisi per categorie di appartenenza: psicologia della salute, psicologia clinica, psicologia del lavoro ed ambiti innovativi di applicazione della psicologia.
Il primo premio per la categoria di psicologia clinica e psicoterapia è stato assegnato al progetto presentato da due giovani psicologhe della Divisione di medicina perinatale del Policlinico Abano Terme, Francesca Volpe (sul palco come speaker in gara nella serata) e Lara Giliberti.
Il progetto presentato è frutto di un’accurata focalizzazione dei problemi psicologici peripartali, avvenuto attraverso lo studio e la ricerca all’interno del reparto di Ostetricia del Policlinico Abano Terme.
L’attenzione nasce dall’allarmante epidemia di tagli cesarei che ha coinvolto negli ultimi anni in modo esponenziale il nostro paese, e la nostra regione. Una percentuale crescente di questi cesarei (circa il 15% dei tagli programmati, da quanto riportato dai clinici aponensi) coinvolge la volontà materna di partorire per via cesarea, piuttosto che affrontare un parto naturale. Questa è in effetti una paura patologica, estrema, di pensare e concepire il momento del travaglio e del parto ed ha un nome, Tocofobia.
Ad oggi, in Italia, una donna tocofobica vive la sua gravidanza sovrastata da specifiche ansie o dal terrore della morte durante il parto, con un forte dispendio psichico ed emotivo durante tutta la gravidanza, nella ricerca di un professionista che possa sostenerla ed aiutarla. Uno tra i primi ambulatori a livello europeo, dedicati alla Tocofobia, è nato proprio ad Abano, da un’intuizione del responsabile della parte neonatologica, il professor Zanardo. Avviato dopo un lavoro di ricerca specifico e di indagine clinica di circa tre anni, l’Ambulatorio è attivo, grazie al lavoro delle due psicologhe ed al supporto multidisciplinare del reparto, sotto la guida del responsabile ostetrico, il dottor Straface. La presa in carico delle donne presso il Policlinico di Abano, riguarda sia la Tocofobia primaria (nata prima dell’esperienza gravidica) sia quella secondaria (nata in seguito ad un’esperienza di parto precedente e traumatica), con percorsi psicologici ed ostetrici sviluppati ad hoc.
Il progetto vincitore di categoria, nasce quindi all’intero di questa esperienza clinica affiancata alla ricerca, e si propone di costruire una nuova rete di collaborazione, più ampia, che coinvolga l’intera area urbana ed extraurbana del padovano, arrivando poi su più ampia scala a farsi portavoce di questo disagio materno e del possibile intervento di aiuto, in tutta la regione.
Il progetto prevede una fase di screening per stimare la prevalenza esatta del fenomeno in tutta l’area, con l’identificazione dei fattori di rischio associati al disturbo. A questa seguirà una fase di intervento attiva, che si suddividerà in azione preventiva per le donne considerate a rischio di tocofobia, e di supporto clinico per le donne in presenza di tocofobia. Tutto questo potrà essere possibile grazie ad un lavoro di equipe tra diversi professionisti: ginecologi, ostetriche, pediatri e psicologi, per supportare la donna durante la gravidanza e nel primo post-partum. Scopo del lavoro multidiscplinare sarà quindi non solo la presa in carico delle paure e delle esigenze della donna in tutto il periodo gravidico, ma anche quello di ridurre la prevalenza di tagli cesarei e quindi i rischi materno-fetali associati ad esso. Al contempo si andrà così a facilitare e supportare anche il primo contatto mamma-neonato, lo sviluppo del bambino e di riflesso l’intero nucleo familiare.

 

Articolo del Il Mattino di Padova del 15 giugno scorso - clicca qui per leggerlo

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