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AiopMagazine n° 4 - aprile 2014
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AiopMagazine n° 4 - aprile 2014

Paziente al centro o cittadino bersaglio?

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Editoriale - di Gabriele Pelissero

Uno dei principi che sembra trovare d'accordo tutti i soggetti che animano il dibattito culturale attorno al Ssn e alla sua manutenzione è quello della centralità del cittadino-paziente. Non possiamo non riconoscere in questo principio uno dei capisaldi della modernizzazione della sanità, nei suoi aspetti democratici e quindi partecipativi che contraddistinguono la maggior parte dei settori della società moderna. Tutti d'accordo, allora? Nient'affatto. Alla radice dello stesso principio della centralità del cittadino-paziente ci sono almeno due visioni culturali diametralmente opposte: una è quella di impostazione paternalistica, l'altra é quella basata sul principio della libertà.
Per quella paternalistica il cittadino è il destinatario delle scelte pubbliche, punto di riferimento sono i suoi bisogni, ma lo si ritiene incapace di piena autonomia nelle scelte operative, che qualcuno deve fare per lui. In questa impostazione non c'è spazio per meccanismi di competizione in sanità basati sulla scelta del cittadino, né per politiche di trasparenza. É lo Stato, nel nostro caso insieme alle Regioni, a stabilire il suo "bene". In fondo, anche la politica che propone il taglio delle strutture ospedaliere non in base alla loro produttività - quindi all'effettiva scelta dei cittadini - ma solo sul possesso di un certo numero di posti letto (la famigerata soglia dei 60 p.l.), è espressione di questa cultura, che trasforma i cittadini in sudditi.
La visione liberale si basa sul fatto che il cittadino può e deve essere lui il centro del sistema, soprattutto nel rispetto della libera scelta del luogo di cura. Insieme al pagamento a prestazione quale metodo principale di finanziamento delle strutture sanitarie, la libera scelta del cittadino determina il successo di una struttura ospedaliera e al limite la sua permanenza nel settore. L'asimmetria informativa, cioè la disparità tra l’offerta sanitaria e la sua conoscenza o accessibilità alle informazioni - secondo questa impostazione culturale - non é un fenomeno patologico proprio del settore sanitario, ma un aspetto fisiologico di ogni settore sociale, sul quale occorre lavorare per la riduzione dei suoi effetti, ma che non deve essere un alibi per alzare i muri della resistenza a qualunque cambiamento e per giustificare il centralismo e lo statalismo. Nella scelta politica sul futuro di un ospedale pubblico o privato – soprattutto in periodi di crisi economica - non può essere indifferente la scelta effettiva del cittadino, e quindi la reputazione della struttura, la sua capacità di attrarre i pazienti e conseguentemente coprire i costi sostenuti con le prestazioni erogate. A sostenere questa convinzione, ultimamente, è intervenuta ripetutamente la presidenza dell’Autorità Antitrust secondo la quale i meccanismi di competizione, anche nel settore sanitario, possono innescare una spirale virtuosa per migliorare la qualità e ridurre gli sprechi.
A 20 anni dalla riforma del Decreto legislativo 502/92, la riforma tradita, si rinnova oggi il duello tra la visione paternalistica e la visione liberale. 20 anni fa fu vincente la prima e dopo 20 anni, riconosciamolo, ci ritroviamo a non aver fatto passi in avanti.



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