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Caro-Energia: servono risposte strutturali da parte dello Stato
1984

Caro-Energia: servono risposte strutturali da parte dello Stato

L’attenzione di Aiop sul tema è sempre alta, per scongiurare ulteriori difficoltà al nostro comparto, già coinvolto dagli effetti drammatici della pandemia

Una «tempesta perfetta» si è abbattuta sull’intero settore produttivo del Paese: il “caro-energia”.

A 50 giorni dallo scoppio di un violento conflitto nel cuore dell’Europa, e dopo due anni di una pandemia globale, ci troviamo a dover fare i conti con un aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime, nonché una difficoltà di reperimento delle stesse che ha portato, inevitabilmente, a notevoli ritardi sulle forniture.

Per avere una misura di quello che stiamo affrontando basti pensare che, nel primo trimestre di quest’anno, l’energia elettrica è aumentata del 55 per cento e il gas del 42 per cento; un trend, questo, che aveva preso piede già nel corso del 2021, dopo anni di sostanziale stabilità.

Tra le principali macroaree, l’Unione europea è quella più colpita dagli aumenti, come dimostra il prezzo del gas che è circa 10 volte quello registrato negli Stati Uniti.

Le drammatiche conseguenze del caro-energia naturalmente impattano con forza anche sulle strutture di diritto pubblico e di diritto privato del SSN, per le quali gli oneri energetici incidono sensibilmente sulla sostenibilità dei costi che affrontano per assicurare il massimo grado di cura e assistenza alla nostra popolazione.

Si tratta, tuttavia, di una condizione drammatica generalizzata, con la quale tutte le imprese stanno facendo i conti.

E proprio perché riguarda l’intero settore produttivo del Paese, ne è stata investita, direttamente, Confindustria, alla quale Aiop aderisce, che si sta facendo interprete dei problemi succitati in tutti i tavoli istituzionali, e con la quale stiamo lavorando in sinergia.

Materie prime, energia, capitale sociale, taglio del cuneo contributivo.

Queste le priorità poste, dal Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, al centro degli incontri istituzionali e politici avuti negli scorsi giorni, insieme all’importanza di tenere aperto un dialogo permanente sui temi delineati, e alla necessità di mettere subito in campo iniziative strutturali e congiunturali per sostenere il reddito degli italiani e le imprese, il vero asset di sicurezza e competitività del Paese.

La gravità della situazione è tale che oltre il 16% delle imprese del sistema confindustriale dichiara di aver già ridotto la produzione e, tra queste, 3 su 10 registrano un calo superiore al 20%.

Invece, tra quelle che non l’hanno ancora ridotta, oltre 1/3 indica di poter continuare soltanto per 3 mesi senza sostanziali interruzioni.

Se ne deduce che, tra circa 90 giorni, quasi 1 impresa su 2 avrà ridotto la produzione.

Una prima risposta del Governo a questo quadro drammatico è rappresentata dal “decreto Energia 1” (Decreto legge 1° marzo 2022, n. 17, “Misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali”).
Le misure contenute nel provvedimento mettono a disposizione circa 4,4 miliardi di euro, che si aggiungono ai circa 16 miliardi già stanziati la scorsa estate per calmierare l’aumento dei prezzi energetici.

A questo segue il “decreto Taglia prezzi” (Decreto legge 21 marzo 2022, n. 21, “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”), arrivato solo 3 settimane dopo il primo, e che mette in campo ulteriori misure che riguardano, anche queste, tutto l’apparato produttivo nazionale.

Sono, queste, risorse indispensabili, ma che vanno necessariamente integrate con iniziative e decisioni a livello europeo. Un’azione da parte dell’Ue nella sua totalità è infatti essenziale per una regolamentazione coordinata dei prezzi.

Per attenzionare, nello specifico, la situazione del nostro settore sanitario e socio-sanitario, lo scorso 1° marzo, congiuntamente con Aris, abbiamo scritto al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri coinvolti - compreso quello della Salute Roberto Speranza - segnalando come, negli ultimi due anni, abbiamo assistito a dinamiche dei mercati che hanno determinato un aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime, che si è riflesso, con sempre maggiore intensità sulle nostre imprese e, quindi, sulle prospettive economiche generali. (vd. Informaiop n. 436 di martedì 8 marzo 2022).

Abbiamo, inoltre, ritenuto opportuno agire sul ddl di conversione del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17.
In particolare, abbiamo condiviso l’emendamento 26.4, a firma Carnevali (PD), con il quale si sarebbe voluto istituire un fondo per far fronte agli aumenti dei prezzi nei settori energetici per strutture che erogano attività sanitarie e socio-sanitarie in regime ordinario residenziale accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale quali le Residenze socio-sanitarie per anziani e le Residenze socio-sanitarie per disabili e psichiatriche, dotandolo di 20 milioni di euro per l'anno 2022 (vd. Informaiop n. 440 del 5/4/2022).
L’emendamento, abbiamo constatato con rammarico, è stato ritirato perché avrebbe avuto il parere contrario del Governo, per la mancata copertura finanziaria dello stesso.

A ciò si aggiunge il fatto che le nostre Strutture - dalle caratteristiche, tra di loro, molto differenziate, anche in termini di consumo energetico – purtroppo non possono essere equiparate alle imprese energivore di cui al Dm Mise 21/12/2017, poiché legate alla configurazione industriale prevista dagli allegati 3 e 5 delle Linee guida della Commissione Europea 200/01 in merito agli aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia, la cui modifica coinvolgerebbe la Commissione stessa comportando, quindi, tempi molto lunghi.

In una sua recentissima comunicazione sull’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, la Commissione Europea ha tuttavia lasciato intendere che sarà consentito agli Stati membri di varare ulteriori misure per far fronte agli aumenti considerevoli dei prezzi dell'energia.

Inoltre, nelle prossime ore è atteso un ulteriore decreto-legge del Governo finalizzato ad estendere per un altro trimestre alcune delle misure già adottate, come il taglio degli oneri di sistema nelle bollette elettriche, la riduzione dell’IVA sul gas, i crediti d'imposta per le aziende energivore, oltre al contenimento del prezzo dei carburanti.

Infatti, come si legge nella relazione sul DEF trasmessa dal Governo al Parlamento: "Con un provvedimento di prossima adozione, saranno adottate misure per ristorare le amministrazioni centrali dello Stato delle risorse utilizzate a copertura dei precedenti interventi d’urgenza, disporre ulteriori interventi per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti, anche in favore degli Enti territoriali, assicurare la necessaria liquidità alle imprese e rafforzare le politiche di accoglienza nei confronti dei profughi ucraini, adeguare i fondi destinati alla realizzazione di investimenti pubblici alla dinamica imprevista dei costi dell’energia e delle materie prime, per continuare a sostenere la risposta del sistema sanitario e i settori maggiormente colpiti dalle attuali emergenze".

L’intervento dovrebbe valere 5-6 miliardi di Euro, senza tuttavia ricorrere per il momento allo scostamento di bilancio richiesto da più parti della maggioranza parlamentare.

Alla luce di quanto riportato, vale la pena sottolineare che il Servizio sanitario nazionale destina alla spesa per l’energia 1 miliardo e 402 milioni di euro: 786 milioni e 544 mila euro per l’energia elettrica e 615 milioni e 630 mila euro per il riscaldamento (dati anno 2019).

L’aumento del costo dell’energia rischia dunque di incidere pesantemente sui bilanci delle strutture ospedaliere e, ancor di più, su quelli della componente di diritto privato che, come noto, deve fare i conti con i tetti di spesa imposti dal dl 95 e con un tariffario ampiamente superato.

È un momento, questo, di grande complessità, che richiede responsabilità e spirito di coesione. 

Questo dobbiamo averlo presente tutti.

L’Aiop mantiene un’attenzione sempre alta e costante su questi temi, nella convinzione che in materia di energia, occorrerà, a livello nazionale e quindi anche in Parlamento, lavorare su due piani: affrontare l’emergenza nell’immediato con sostegni alle imprese e programmare una serie di azioni per arrivare ad una maggiore e più robusta indipendenza energetica. Solo quest’ultima potrebbe consentirci di affrontare, con maggiore serenità, le sfide enormi che il futuro ci pone.

 

 

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