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AiopMagazine n° 2 - febbraio 2013
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AiopMagazine n° 2 - febbraio 2013

Superare l’anomalia della "Riforma sanitaria Grilli-Balduzzi"

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EDITORIALE - di Gabriele Pelissero

Ricorderemo il governo Monti come un periodo che, per la sanità, l'Italia ha conosciuto una straordinaria, forte centralizzazione statalista e burocratica. In questo intervallo di quasi sedici mesi, il settore ha visto il tentativo di introdurre una riforma sanitaria di impatto simile a quella fatta dal DLgs 229/99 o a quella del DLgs 502/92. Con una grande differenza: mentre le due precedenti riforme erano comunque frutto di un ampio dibattito parlamentare - ma anche culturale, che aveva coinvolto tutti gli attori professionali ed economici del settore - che aveva prodotto due corrispondenti leggi-delega molto puntuali e articolate (L 23/10/1992, n.421, e L.30/11/1998, n.419), la "riforma Grilli-Balduzzi" è stato il risultato finale di una fase politica ben diversa, nella quale le ragioni di bilancio dello Stato, vere o presunte, hanno avuto precedenza assoluta sulle esigenze del Servizio Sanitario Nazionale, in cui anche i più semplici diritti e conquiste civili vedono una compressione causata da "motivi di ordine pubblico". Questa analisi può apparire esagerata, ma è facilmente dimostrabile.

I pilastri legislativi su cui si regge questa "riforma" sono due: il decreto sulla spending review (DL 6/7/2012, n.95) e il decreto Balduzzi (DL 13/9/2012, n.158). I due decreti hanno originato, tra l’altro: 1. Il taglio lineare quantitativo di 4,7 miliardi di euro al fondo sanitario (dopo i 7,95 miliardi di euro ereditati dalla manovra Tremonti dell'estate 2011); 2. l'abbattimento del tariffario nazionale delle prestazioni ambulatoriali e di ricovero (Dm 18/10/2012, con un risparmio medio atteso di 238 milioni di euro); 3. Il tentativo di revisione dell'offerta ospedaliera in Italia (decreto sugli standard ospedalieri, con un abbattimento atteso di 20.000 posti letto pubblici e privati, al momento bloccato in Conferenza Stato Regioni); nei tre provvedimenti è da sottolineare il parere negativo espresso dai Presidenti regionali.
La dimostrazione della visione burocratica e centralistica che abbiamo vissuto sta nell'iter legislativo che ha portato all'approvazione dei due decreti di "riforma" e che occorre tenere bene a mente. I decreti cui facciamo riferimento sono due decreti legge, nati dunque "per motivi di necessità e urgenza", cui non ha corrisposto alcun dibattito, né scientifico, degli addetti del settore, né parlamentare, dei rappresentanti della sovranità popolare. Ancora peggio è andata al momento della conversione in legge dei decreti. In entrambi i casi (rispettivamente, L.7/8/2012, n.135, e L 8/11/2012, n.189) ciò è avvenuto blindando i provvedimenti con il voto di fiducia (il 7 agosto quello della spending review alla Camera; il 31 ottobre il decreto Balduzzi alla Camera. In entrambi i casi c’era stato il voto di fiducia anche al Senato), che certamente ha salvato la forma procedurale della legge, ma evidenzia un orientamento di fondo indifferente alle ragioni della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
Ci auguriamo quindi che il Parlamento e il Governo, che saranno espressione della volontà popolare dopo il 24-25 febbraio, si pongano il problema dell'anomalia della "riforma sanitaria Grilli-Balduzzi" e decidano per il governo politico del sistema.
In sanità, come per altri settori importanti del sistema Paese, la parentesi del Governo tecnico non è stata un'esperienza che gli italiani ricorderanno con piacere.


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